Ricostruzione privata: a che punto siamo all’Aquila e nel cratere sismico

Nel Comune dell’Aquila otto cantieri su dieci sono stati conclusi. Tuttavia, la ricostruzione cosiddetta “pesante” è completata per meno di sette cantieri su dieci. Si possono riassumere così, in estrema sintesi, i dati più significativi sulla ricostruzione post sisma 2009 dell’edilizia di proprietà privata, rilevati dall’analisi di Open Data Ricostruzione.

Nel territorio comunale del capoluogo abruzzese il numero totale degli interventi per i quali è stata presentata una pratica di ricostruzione privata è 10.907. Di questi, 8.937 sono i cantieri già conclusi. Ne deriva che al 31 maggio 2020 (data degli ultimi aggiornamenti di Open Data Ricostruzione) l’82% dei cantieri risulta chiuso. Del restante 18%, il 10% è in corso e l’8% è ancora in fase di pianificazione, e quindi il cantiere dev’essere ancora aperto. Parliamo, in quest’ultimo caso, di 874 interventi.

Diversa, invece, è la situazione se esaminiamo le percentuali di completamento della ricostruzione privata, ossia il rapporto tra i fondi per la ricostruzione finanziati dallo Stato e quelli effettivamente erogati. A fronte di di 7,7 miliardi di euro finanziati, al 31 ottobre 2019 sono stati erogati 5,2 miliardi di euro, vale a dire il 67% del totale.

La discrepanza tra i dati sui cantieri conclusi e quelli sul completamento della ricostruzione va ricercata nelle diversità del danno subito dagli edifici, e quindi del finanziamento per la ristrutturazione dello stesso. Quando si analizza la ricostruzione privata, infatti, bisogna insomma tenere conto delle diverse entità del danno subito dagli edifici.

Dopo il sisma, questi ultimi sono stati classificati con diverse lettere, in base al grado di agibilità: A (edificio agibile), B (edificio temporaneamente agibile), C (edificio parzialmente agibile), E (edificio inagibile per rischio strutturale). Questa classificazione può essere ulteriormente semplificata in due definizioni: gli edifici che non hanno subito danni strutturali (classificati A, B e C) e quelli che hanno subito gravi danni strutturali (classificati con la lettera E).

La ricostruzione degli edifici che non hanno subito danni strutturali viene chiamata “ricostruzione leggera“, perché necessita di minor tempo e soprattutto minori risorse economiche per arrivare a conclusione. Al contrario, la ricostruzione degli edifici classificati E è stata chiamata “ricostruzione pesante“, perché implica interventi profondi, che necessitano di maggior tempo e risorse economiche rilevanti.

Se la ricostruzione leggera risulta pressoché ultimata (97% di completamento e 96% di cantieri conclusi), è la ricostruzione pesante a incidere sui dati della ricostruzione privata: per gli edifici E, infatti, solo il 60% dei cantieri è concluso, per un completamento pari al 64% del totale.

Viene così spiegata la diversa natura tra i dati che riguardano i cantieri conclusi e quelli sul completamento: nel primo caso ogni intervento è uguale all’altro (è indifferente che si apra un cantiere per un intervento leggero e rapido, o uno per un edificio gravemente danneggiato), mentre nel secondo caso, essendo la fonte del dato il finanziamento per il cantiere, l’edificio gravemente danneggiato peserà molto di più sulle percentuali di completamento e, in generale, sui tempi della ricostruzione.

Se guardiamo alle aziende operanti nella ricostruzione privata del Comune dell’Aquila e del cratere sismico, delle circa duemila imprese capofila impegnate nei lavori, quella che lavora sul maggior volume di finanziamenti è la Cingoli Nicola & Figlio Srl, per circa 166 milioni di euro, necessari a 29 interventi. In seconda posizione il Consorzio Di Vincenzo & Strever, che lavora o ha lavorato su 51 interventi finanziati 143 milioni di euro, seguito da Taddei Spa (139 milioni in 62 interventi), Costruzioni Immobiliari Buccella Massimo (98 milioni per 36 interventi), Impresa Mancini Srl (77 milioni e 16 interventi), I Platani Srl (71 milioni per 67 interventi) e Acmar Scpa (70 milioni per 7 interventi). A seguire figurano Edilfrair Costruzioni Generali Spa, SEA Società Edile Appalti Spa e Consorzio Collemaggio Costruttori Scarl.

Se classifichiamo le imprese della ricostruzione per numero di interventi, invece, il primato va a Impresa Edile Ciotti Carlo con 118 interventi, seguito da Aterno Costruzioni Srl (103) e F.lli Chiodi Costruzioni (97).

L’analisi di Open Data Ricostruzione si focalizza anche sui “professionisti della ricostruzione“, intendendo con essi quei professionisti che hanno firmato i progetti per le pratiche della ricostruzione privata. È Antonello Salvatori il professionista che lavora sul maggior volume di finanziamenti: circa 269 milioni di euro, relativi a 100 interventi. Dopo di lui Valentino Perilli (142 milioni per 80 interventi), Piero Di Piero (119 milioni per 37 interventi), Roberto Arduini (103 milioni in 62 interventi) e Giustino Iovannitti (98 milioni per 94 interventi). Ovviamente le cifre riguardano gli importi per l’intervento, non la somma delle parcelle dovute ai professionisti.

È importante sottolineare che, secondo i dati in possesso di Open Data Ricostruzione, non è possibile ricondurre ad alcun professionista ben 1.583 interventi (che corrispondono a circa 207 milioni di euro), poiché nei dati ufficiali non è stato specificato il professionista responsabile del progetto.

La situazione del cratere

Sulla ricostruzione privata del cosiddetto “cratere sismico 2009” – ossia gli edifici di proprietà privata ricadenti nei territori comunali colpiti, escluso il Comune dell’Aquila – è opportuno fare una premessa.

Non c’è fonte certa, ad oggi, delle pratiche per la ricostruzione privata ancora non pervenute agli enti proposti ad esaminarle. Ma, a differenza del Comune dell’Aquila, si ha certezza solo degli interventi che riguardano esclusivamente le pratiche presentate da parte dei soggetti proprietari.

È una questione non da poco, che dipende principalmente da due elementi: innanzitutto in alcuni comuni non è ancora possibile presentare domanda, a causa della mancata redazione dei piani di ricostruzione. In secondo luogo va considerato che da anni è in corso un processo di spopolamento dei borghi delle aree interne appenniniche, il che non favorisce una puntuale presentazione del progetto di ricostruzione da parte dei proprietari o dei loro eredi, considerando pure che spesso non si tratta dell’abitazione prevalente, ma di seconde o terze case.

Per questo è stata realizzata una stima ponderata sulla base del dato certo sulle pratiche presentate, su quello presunto delle pratiche ancora da presentare [qui la metodologia utilizzata sul portale, qui la metodologia applicata per il calcolo delle stime].

In estrema e semplificata sintesi, il dato di stima è stato ricavato da una sovrapposizione di mappe (in primis la carta tecnica regionale e quella dove emergono i poligoni delle pratiche già presentate), tenendo conto dei dati storici sull’entità del danno, e quindi considerando anche una stima degli edifici non danneggiati dal sisma.

Ciò premesso sulla base di questa stima complessa, risulta dunque che nei 56 comuni del cratere il 76% dei cantieri risulta essere concluso. La percentuale stimata di completamento dei lavori è, tuttavia, del 23%, un dato sensibilmente inferiore a quello del capoluogo.

Come per il comune dell’Aquila, le soglie scendono se prendiamo in considerazione solo la ricostruzione “pesante”. Solo il 29% dei cantieri delle case classificate E è concluso. La percentuale certa di completamento è del 36%, mentre quella di stima scende al 21%.

È bene sottolineare che, a differenza dell’Aquila, nel cratere sismico la stragrande maggioranza delle pratiche presentate riguarda interventi su edifici classificati A, B o C, rispetto agli edifici classificati E.

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