L’opportunità di progettare una città a prova di cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici in corso stanno portando a una frequenza sempre maggiore di eventi meteorologici estremi che possono concorrere a determinare gravi conseguenze sul territorio, sulla salute della popolazione, le attività economiche, l’ambiente e la società in genere. 

La loro conoscenza riveste dunque particolare importanza per la valutazione degli impatti e nella definizione delle strategie di adattamento.

Uno degli eventi climatici estremi è costituito dalla tendenza a una maggiore intensità delle precipitazioni,  spesso rapide, seguite da periodi più lunghi di siccità.

Come riporta il rapporto 2019 dell’osservatorio di Legambiente Città Clima, dal 2010 ad oggi nelle aree urbane italiane sono avvenuti  211 casi di allagamenti da piogge intense e 75 esondazioni fluviali. 

In questo scenario climatico e a causa anche delle trasformazioni introdotte dall’uomo sul territorio negli ultimi 70 anni attraverso il progressivo consumo e impermeabilizzazione del suolo, l’acqua rappresenta sempre più una questione strategica in ambito urbano. 

Oltre a diventare un pericolo per le persone e a creare danni rilevanti agli spazi urbani, al contempo rischia di essere sempre più difficile garantire a tutti l’accesso all’acqua, in una prospettiva di lunghi periodi di siccità.

Al fine di mitigare i rischi, le amministrazioni locali devono sempre più imparare ad adattarsi a queste difficoltà, allontanando l’acqua piovana in maniera sicura e sostenibile, nonché immagazzinandola per poterla riutilizzare nei momenti in cui se ne ha più bisogno. 

I cambiamenti climatici pongono una sfida alle città che, soprattutto in Nord Europa, si sta già raccogliendo con la progettazione di interessanti interventi di trasformazione urbana.

L’Aquila, città che si candida a diventare “della conoscenza”, non può non raccogliere allora questa sfida che arriva proprio durante la ricostruzione in corso, dopo il terremoto del 2009.

Flow Accumulation Map: una mappa per l’acqua, una mappa per L’Aquila 

L’Aquila, all’acqua, deve anche il suo nome. Fu fondata in località Aquilis o Acculi, così chiamata per l’abbondanza delle sorgenti che vi si trovavano, e che corrisponde allo storico quartiere della Rivera, a ridosso del fiume Aterno. È qui che, non a caso, sorge la Fontana delle 99 Cannelle (inizio lavori 1272). Un rapporto profondo quello della città con l’acqua, che L’Aquila viene oggi chiamata a ritrovare in chiave moderna, in relazione ai cambiamenti climatici.

In Open Data L’Aquila è stata elaborata una Flow Accumulation Map del territorio, che permette di individuare le aree preferenziali di scorrimento ed accumulo delle acque superficiali ossia dove, in caso di forti precipitazioni, l’acqua tenderà a scorrere e accumularsi di più. 

La mappa fornisce anche un indice di accumulo medio dell’acqua in corrispondenza delle unità edilizie presenti sulla mappa catastale sovrapposta.

È stata realizzata a partire dalle fotografie scattate da un drone a cui, attraverso l’elaborazione fotogrammetrica, sono stati applicati dei modelli tridimensionali utilizzabili in un sistema informativo geografico (GIS) che ci consentono di conoscere le elevazioni e le pendenze presenti sul territorio, nonché l’andamento del terreno in assenza di ostacoli vegetazionali ed antropici.

Con la Flow Accumulation Map la città di L’Aquila e la sua amministrazione si dotano di uno strumento di conoscenza fondamentale per programmare interventi per lo stoccaggio e la regimazione delle acque piovane attraverso un adeguamento delle infrastrutture pubbliche, al fine di abbassare, dove è più necessario, gli indici di accumulo delle acque.

Proprio in tal senso alcune città d’Europa hanno iniziato a prevedere negli interventi sugli spazi pubblici come piazze e parcheggi, vasche sotterranee di recupero e trattenimento delle acque piovane che hanno una doppia funzione, di sicurezza, perché consentono di indirizzare l’acqua nei momenti di pioggia estrema verso dei serbatoi, e di recupero di acqua, da utilizzare nei periodi aridi. Allo stesso scopo si rendono permeabili alcune superfici che non lo erano.

Le Water Squares e i quartieri resilienti nel Nord Europa

Rotterdam – Piazza di Benthemplein

Per water squares si intendono spazi urbani concepiti come aree di gioco o relax e caratterizzati da un aspetto “variabile” rispetto alle condizioni climatiche. In pratica, le water squares, rimarrebbero luoghi asciutti per la maggior parte dell’anno, mentre in caso di precipitazioni si trasformerebbero in vere e proprie “piazze d’acqua”, allagate ad hoc per un periodo rigorosamente a termine che, per motivi igienici, non dovrebbe superare le 32 ore.

Con piogge di scarsa intensità, le water squares svolgerebbero una semplice funzione di “raccolta disciplinata” delle acque piovane, che prima di essere riutilizzate, verrebbero immagazzinate in bacini di stoccaggio nascosti; in caso di precipitazioni particolarmente intense, invece, le water squares si trasformerebbero in un vero e proprio bacino di accumulo delle acque piovane, che verrebbero poi immesse nel sistema fognario in modo graduale, per evitare problemi di sovraccarico.

L’aspetto interessante è che – anche in fase di allagamento – le piazze manterrebbero il loro carattere ludico e la loro fruibilità da parte dei cittadini, che potrebbero approfittare di giochi d’acqua pensati soprattutto per i bambini. 

Un esempio è la Benthemplein water square di Rotterdam, in Olanda, inaugurata nel dicembre 2013 e dalla capacità di immagazzinamento di circa 1.700 mc di acqua durante le piogge. 

Tale piazza, che sorge in una delle zone a maggiore rischio di allagamento della città, presenta tre diversi bacini adibiti durante il periodo asciutto a differenti attività come lo sport, il teatro all’aperto e il relax. 

Due di questi bacini raccolgono l’acqua piovana proveniente dagli immediati dintorni in ogni momento, mentre il terzo bacino, di dimensioni maggiori, è progettato per accogliere l’acqua solamente nel caso in cui si corra un reale rischio di allagamento per il quartiere, trasformandosi così in una sorta di piccolo lago e contribuendo alla sicurezza degli abitanti. Durante le piogge di bassa e media intensità l’acqua viene filtrata ed immagazzinata in bacini di stoccaggio nascosti, così da poter essere riutilizzata in futuro. Al contrario, in caso di forti precipitazioni, la piazza, allagandosi diventerà un bacino di raccolta e decantazione delle acque, in maniera da gestirne l’immissione nel sistema fognario, evitandone così il suo sovraccarico.

Le water squares sono progettate per raccogliere l’acqua piovana proveniente dagli spazi pubblici e dai tetti dei fabbricati limitrofi, grazie ad un attento studio delle pendenze del suolo e di canalizzazioni. L’acqua viene preventivamente indirizzata ad un impianto di filtraggio e trattamento nascosto al disotto del terreno, in modo da essere immessa nei bacini delle piazze priva dei maggiori e più dannosi inquinanti, garantendo così la salute dei cittadini.

Copenhagen invece, nel quartiere di San Kjeld, antica zona operaia vicina al porto della città, il progetto si estende su 105 ettari e prevede una profonda trasformazione delle vie e delle piazze del quartiere, con la creazione di zone piantumate, dune verdi, piste ciclabili, sostituzione di pavimentazioni impermeabili con prati e mini parchi urbani, oltre alla sopraelevazione dei marciapiedi per la raccolta e il deflusso delle acque in eccesso verso il porto. 

La capitale danese, messa in ginocchio dall’alluvione del 2 luglio del 201, sta trasformando la sfida ai cambiamenti climatici in un’opportunità per migliorare la città puntando al verde della vegetazione, al blu dell’acqua, e non più al grigio del cemento. 

Tornando all’Aquila, la neve 

Nel caso di L’Aquila e dintorni, acqua vuole dire anche neve soprattutto nelle sue aree di medio-alta montagna.

Nella Flow accumulation Map sviluppata in Open Data L’Aquila, è possibile osservare il flusso e l’accumulazione dell’acqua nei canali montani che dalle vette scendono in località Fonte Cerreto, sede della base della funivia del Gran Sasso dove sono concentrate alcune attività in prevalenza turistiche. La Mappa può essere utilizzata ed implementata quindi anche per meglio conoscere e mitigare il rischio di valanghe e magari utilizzata anche per redigere al meglio la carta valanghe che la Regione Abruzzo sta preparando dopo Rigo Piano.

NELLE ZONE URBANE – Ugualmente con la Flow Accomulation Map possiamo conoscere con precisione i punti in città di maggiore accumulo delle acque, alcuni dei quali già conosciuti come punti critici per i ripetuti allagamenti. Sono un esempio la parte la bassa di Via Sallustio in centro storico, quella finale di viale della Croce Rossa o lo spiazzo oltre la Curva Nord dello Stadio “Gran Sasso – Italo Acconcia”

Nel punto in questione di Viale della Croce Rossa è previsto il passaggio del cosiddetto ‘smart tunnel’ dei sottoservizi, mentre al momento non sono stati pensati ancora nuovi interventi infrastrutturali per governare e regimare le acque, con cisterne di raccolta o piazze ad hoc, come quelle di cui abbiamo appena parlato.

Lo spiazzo antistante la Curva Nord dello Stadio invece, si presterebbe bene alla realizzazione di una Piazza d’Acqua capace di raccogliere e stoccare nei serbatoi sotterranea l’acqua proveniente da monte. Nella maggior parte del tempo, in cui resterebbe non allagata, potrebbe dare spazio per campi da basket, rampe per lo skate ecc. Un utilizzo sportivo in linea con l’area.

L’invaso costituito dal piazzale dietro la Curva Nord

Già nel 1200, quando L’Aquila fu fondata, la Fontana delle 99 cannelle con il suo affascinante spiazzo antistante a forma trapezoidale, fu collocata in un punto di accumulo funzionale alla raccolta delle acque, come la Flow Accumulation Map oggi mostra. Le cannelle inoltre rappresentano ognuna uno dei castelli fondativi della città, legata per tradizione al numero “99”. Ogni cannella sbuca da un mascherone che concorre alla bellezza generale del luogo. L’acqua, che viene da una sorgente non lontana, è utilizzata dunque anche come forma d’attrazione contribuendo all’importanza simbolica dello spazio. Se non proprio una water square ante litteram, poco ci manca.

Sarebbe il caso di muovere da questo solco per nuovi interventi in chiave moderna di adattamento e contrasto ai cambiamenti climatici.

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